domingo, 23 de agosto de 2009

Su Siena a Napoli


Una sensazione così brutta che mi stringe il cuore come se le canape del Palio girassero in torno alla mia anima . Forse canape di acciaio, quelle che possono distruggerci in un unico movimento sbagliato. La ferita è aperta altra volta, il mio sangue scivola per tutta parte, le lacrime dolorose scendono per la mia faccia impaurita.

Impaurita, per non essere sicura del prossimo passo, per non sapere se altra volta non giro indietro quando forse, dovevo andare avanti, per non sapere se rimanere nella mia città, nella mia Siena, non sarebbe il meglio per me, perché niente al mondo mi manca più di questo. Con la testa in giro mi domando dove è il mio coraggio, mi domando come sarà ritornare altra volta al Brasile, senza voler ritornare.

Mi occupo con qualcosa senza importanza, scatto qualche bella fotografia, piango un po’, dormo, mi sveglio, mi alzo, penso di essere meglio soltanto per essere un’ altra volta persa nei miei pensieri. Nel mio amore per L’Italia, che per me, adesso sono sicura, finisce a Roma, perché giù, non mi piace per niente. Qualche bel paesaggio, però voglio più, voglio quella vita che si trova più al nord, quella vita di qualità, “la dolce vita”, tranquilla, ancora che non sia facile, perché la vita non è una favola.

Un gatto scatenato in un labirinto, senza trovare l’uscita, perso. Qualche volta penso se non faccio la ragionevole, comunque, sono passionale, penso se non vado contra la mia natura e se questo non è pure una violenza contra me stessa.

Provo a scrivere perché scrivendo, forse, possa capirmi. Cerco di schiarire qualcosa in più, la risposta a tutte queste domande deve venire dell’anima, ma forse, la mia anima stia lontana, forse, è rimasta a Siena e così faccio una preghiera silenziosa per tornare da me…

Napoli, agosto di 2009

Un grande amore

Siena. Terra del nonno, terra delle mie radici. Paese d'amore, d'attaccamento alle tradizioni. Fedele alla sua immagine, tenacemente conservata. Il posto dove mi sento davvero a casa, la terra che ho adottato come mia. La città che mi fa a pezzi ogni volta che me ne devo andare via. Un amore così forte che non riesco a spiegare, perché nemmeno riesco a capirlo.

Il mio nonno, il 1927 ha scelto di lasciare Siena, dove è nato, appena laureato in architettura, per trovare suo fratello in Brasile. Entrambi litigavano troppo con il suo babbo e come qualche giovani, avevano la passione per l'avventura. Il 1957, il mio babbo ha scelto Firenze, la storica rivale di Siena, per studiare anche lui, architettura.

Io, invece, nella prima volta che sono arrivata qua, il 2004, nel mio primo sguardo della Piazza del Campo, ho capito che c'era qualcosa che mi toccava il cuore e l'anima in modo diverso. Qualcosa così forte che non mi lascerebbe più e che mi strapperebbe le lacrime più dolorose in ogni momento di andare via. Lontana da qui, sento come una ferita aperta - Siena rimane nel mio sangue.

Forse per rappresentare la mescolanza perfetta fra tradizioni e modernità. Siena non si arrende al generale appiattimento dei giorni attuali e dimostra a ogni istante, un desiderio smodato dell'estetico, la voglia di privilegiare ad ogni costo, più il bello che l'utile, più artistico del conveniente. Questa città non smette di praticare il culto del suo passato. Comunque, non è una città persa nel tempo, è anche moderna, bellissima, magica, unica.


Andare per Siena offre stupori sempre nuovi. Ogni strada, ogni vicolo è come un invito ad alzare gli occhi, a guardarsi intorno e cercare nelle pietre e nei nomi, pezzi si storia, di arte e di cultura.


Siena, luglio di 2009