Siena. Terra del nonno, terra delle mie radici. Paese d'amore, d'attaccamento alle tradizioni. Fedele alla sua immagine, tenacemente conservata. Il posto dove mi sento davvero a casa, la terra che ho adottato come mia. La città che mi fa a pezzi ogni volta che me ne devo andare via. Un amore così forte che non riesco a spiegare, perché nemmeno riesco a capirlo.
Il mio nonno, il 1927 ha scelto di lasciare Siena, dove è nato, appena laureato in architettura, per trovare suo fratello in Brasile. Entrambi litigavano troppo con il suo babbo e come qualche giovani, avevano la passione per l'avventura. Il 1957, il mio babbo ha scelto Firenze, la storica rivale di Siena, per studiare anche lui, architettura.
Io, invece, nella prima volta che sono arrivata qua, il 2004, nel mio primo sguardo della Piazza del Campo, ho capito che c'era qualcosa che mi toccava il cuore e l'anima in modo diverso. Qualcosa così forte che non mi lascerebbe più e che mi strapperebbe le lacrime più dolorose in ogni momento di andare via. Lontana da qui, sento come una ferita aperta - Siena rimane nel mio sangue.
Forse per rappresentare la mescolanza perfetta fra tradizioni e modernità. Siena non si arrende al generale appiattimento dei giorni attuali e dimostra a ogni istante, un desiderio smodato dell'estetico, la voglia di privilegiare ad ogni costo, più il bello che l'utile, più artistico del conveniente. Questa città non smette di praticare il culto del suo passato. Comunque, non è una città persa nel tempo, è anche moderna, bellissima, magica, unica.
Andare per Siena offre stupori sempre nuovi. Ogni strada, ogni vicolo è come un invito ad alzare gli occhi, a guardarsi intorno e cercare nelle pietre e nei nomi, pezzi si storia, di arte e di cultura.
Siena, luglio di 2009
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